La guerra santa

Dopo i rabbini l’obiettivo dell’Isis è il pontefice

L’ipotesi di un attentato ordito dall’Isis contro il pontefice della Chiesa cattolica, cambia di molto la percezione del conflitto in medio oriente. La minaccia è reale, altrimenti il califfo al Baghdadi non l’avrebbe rivolta così come non vi sarebbero stati i fotomontaggi di propaganda con le bandiere nere del profeta che sventolano su Piazza San Pietro. Fin che si ammazzano i rabbini a Gerusalemme, l’occidente ha sempre pronta una spiegazione penosa e l’abbiamo ascoltata anche in questi giorni, persino in ambienti che si considerano amici degli ebrei. Gerusalemme è contesa, Israele aggressiva, e anche “se la cerca” continuando a costruire insediamenti in Cisgiordania. Inutile ricordare che quando Israele si ritira gli attentati non si interrompono: si nega il diritto di Israele di esistere là dove sorgeva la Giudea. E’ non c’è solo Israele. C’era chi ha giustificato silenziosamente l’attentato di Bin Laden all’America. Non era forse l’America proiettata con finalità autoritarie in quasi ogni parte del mondo? Non aveva imposto ovunque, persino ad Hanoi, blue jeans, McDonald e Coca Cola? E’ giusto che un prezzo doloroso venisse pagato. Questo a maggior ragione vale per qualsiasi Stato post coloniale, fosse la Gran Bretagna, la Spagna, la Francia o l’Olanda. Tutti paesi che avrebbero qualche ragione per venir messi nel mirino per colpe passate e recenti. Vogliamo fare nostri i formidabili ragionamenti dell’onorevole Di Battista, il quale si candida a fare il ministro degli esteri e dimentica solo il passato coloniale e omicida dell’Italia di Mussolini in Somalia ed in Libia. Ma nel caso in cui, domani, i poveri tagliagole islamici attaccassero il santo padre. cosa gli si direbbe? Non c’è una ragione politica e men che mai storica per uccidere il buon papa Francesco, nemmeno che si voglia tornare al tempo delle crociate. Ed è proprio questa è la sfida del califfo: compiere un salto indietro nella storia di buoni mille anni e riscriverla daccapo con il sangue. Allora non esistevano ridicoli stati arabi definiti sul modello occidentale, c’era solo una sterminata terra araba devota ad Allah, dove gli ebrei erano tollerati come uomini di infima serie, potevano montare un somaro, non un cavallo; mentre l’America non esisteva proprio e tutto l’occidente, dal mar Mediterraneo a quello del nord, da Istanbul sino alle mura di Vienna, era conquistabile. Che errore allora non attaccare Roma. Con un solo colpo diretto al cuore tutta la cristianità sarebbe caduta. E’ così semplice capire cosa prepara il califfato, così come è incredibile accettare l’enunciato di una storia che si attorciglia su se stessa per volgere a ritroso. Davanti al cadavere del Papa, persino il commissario Mogherini si chiederebbe, che, allora, forse, la questione non era dello Stato palestinese, ma del dominio spirituale di una religione armata contro le altre, un’interpretazione del Corano che non da tregua ad alcun infedele. Possiamo solo sperare che non si arrivi a tanto, così come si comprenda che quando Israele reagisce, lo fa per una giusta causa a tutela della libertà politiche e di culto di tutti, inclusi quegli islamici che interpretano la loro fede diversamente dal califfo di Musul e vorrebbero restarne emancipati come anche Abu Mazen vorrebbe restarlo da Hamas.

Roma, 20 novembre 2014